sabato 26 dicembre 2015
Salva-banche: il decreto vergogna spiegato in pochi minuti
Si fa un gran parlare anche in questi giorni del decreto "Salva banche" che ha messo in ginocchio tanti piccoli risparmiatori. In questo video è spiegato nel modo più sintetico possibile la procedura usata dall'attuale Governo per "salvare" le banche in questione.
giovedì 24 dicembre 2015
domenica 20 dicembre 2015
Un consiglio per i regali di Natale
Il Natale è ormai alle porte e se foste ancora indecisi su qualche regalo e aveste pensato a un libro, beh noi pensiamo di darvi un buon consiglio:
"Collusi" è il libro scritto da Nino Di Matteo con il giornalista Salvo Palazzolo.
Nino Di Matteo è il magistrato che da più di 20 anni si occupa di indagini riguardanti la mafia ed è colui che idealmente sta cercando di proseguire il lavoro che fu di Falcone, Borsellino e Chinnici. E' oggi l'obiettivo numero 1 dei boss di "Cosa Nostra" e con la sua indagine sulla trattativa "Stato-mafia" sta facendo tremare anche i piani alti della politica romana.
Di Matteo spiega come la mafia sia stata capace di trasformarsi in questi anni, di affinarsi e di frequentare i salotti "buoni", cambiando radicalmente la sua politica economica. Ci spiega come sia dura la vita per l'antimafia oggi e di come il silenzio delle istituzioni possa essere a volte molto più rumoroso di una bomba.
Lo trovate in tutte le migliori librerie e su internet, edito da BUR.
Buona lettura a tutti!!!
"Collusi" è il libro scritto da Nino Di Matteo con il giornalista Salvo Palazzolo.
Nino Di Matteo è il magistrato che da più di 20 anni si occupa di indagini riguardanti la mafia ed è colui che idealmente sta cercando di proseguire il lavoro che fu di Falcone, Borsellino e Chinnici. E' oggi l'obiettivo numero 1 dei boss di "Cosa Nostra" e con la sua indagine sulla trattativa "Stato-mafia" sta facendo tremare anche i piani alti della politica romana.
Di Matteo spiega come la mafia sia stata capace di trasformarsi in questi anni, di affinarsi e di frequentare i salotti "buoni", cambiando radicalmente la sua politica economica. Ci spiega come sia dura la vita per l'antimafia oggi e di come il silenzio delle istituzioni possa essere a volte molto più rumoroso di una bomba.
Lo trovate in tutte le migliori librerie e su internet, edito da BUR.
Buona lettura a tutti!!!
giovedì 17 dicembre 2015
Per chi dice che il Movimento 5 Stelle non combina niente....
Lo screening neonatale è un semplice esame che permette di individuare nei neonati oltre 40 malattie metaboliche rare che , se prese in tempo, possono essere neutralizzate o curate. Paradossalmente, ad oggi ogni Regione fa come vuole, trasformando così il diritto alla salute in una roulette russa.
Con la "legge Taverna" finalmente questo esame viene inserito nei LEA (Livelli Essenziali di Assistenza) e reso obbligatorio su tutto il territorio nazionale, senza più nessuna distinzione tra Regione e Regione: i bambini, indipendentemente da dove nascono, saranno sottoposti a questo esame, non avremo più neonati di serie A e di serie B.
Il Movimento 5 Stelle garantisce il diritto alla salute di TUTTI i bimbi appena nati, aiuta le famiglie e al contempo le casse dello Stato: puntando sulla prevenzione piuttosto che sulla cura.
Qui un video di presentazione della nostra portavoce Paola Taverna da cui ha preso nome la legge.
Paola Taverna presenta la legge sullo screening neonatale.
Con la "legge Taverna" finalmente questo esame viene inserito nei LEA (Livelli Essenziali di Assistenza) e reso obbligatorio su tutto il territorio nazionale, senza più nessuna distinzione tra Regione e Regione: i bambini, indipendentemente da dove nascono, saranno sottoposti a questo esame, non avremo più neonati di serie A e di serie B.
Il Movimento 5 Stelle garantisce il diritto alla salute di TUTTI i bimbi appena nati, aiuta le famiglie e al contempo le casse dello Stato: puntando sulla prevenzione piuttosto che sulla cura.
Qui un video di presentazione della nostra portavoce Paola Taverna da cui ha preso nome la legge.
Paola Taverna presenta la legge sullo screening neonatale.
domenica 13 dicembre 2015
Lettera di una professoressa
Abbiamo ricevuto la lettera di una professoressa che lavora in una scuola pubblica e noi la riportiamo più che volentieri!!!
Leggendo queste righe non avete la possibilità di sentire il mio accento e quindi non potete indovinare la mia provenienza. Invece quando entro in classe, in ogni nuova classe, alla domanda “da dove pensate provenga?” quiz che pongo agli alunni per rompere il ghiaccio, si alza un coro di voci bianche che tuona allegro: Sicilia! Da quel momento mi presento ai miei numerosi discenti raccontando loro della mia terra calda, ricca di affascinanti tradizioni e miti antichi (così colgo, in maniera subdola, pure l’occasione per capire quanto ne sanno di geografia, storia e letteratura). Tra le varie domande, qualche alunno mi ha anche chiesto se fossi una immigrata … e, nel rispondere, ho dovuto pensarci su, perché in effetti lo sono. Mi trovo in una terra non mia e sono qui per lavorare. Unica differenza è che non scappo dalla fame, da carestie e dalla miseria conseguenze di guerre. Come potrei scappare da un posto che profuma di zagara e ginestra, da un paese baciato dal mare e fiorito sulle nere pendici dell’Etna? Non sono in fuga, mi sono momentaneamente allontanata da casa. Perché? Perché voglio lavorare e voglio lavorare a scuola. Purtroppo la scuola non va, la scuola non era “buona” prima e continua a non esserlo per via di graduatorie sature da anni, soprattutto al Sud, a causa di un sistema obsoleto che neanche questa tanto attesa riforma è riuscita a svecchiare. Questa scuola “non buona” costringe una madre a lasciare gli affetti lontani: figlia piccola, marito, genitori, amici, una casa di proprietà con cane, gatto, giardino (e mutuo), per vivere mesi in affitto in monolocali dai costi ingenti e in luoghi in cui non si conosce nessuno, dove ci si appiglia pure all’ortolano pur di attaccare bottone con qualcuno e, alla sera, dopo un giorno trascorso in solitudine, anche Bruno Vespa alla tv sembra un volto così familiare che vien voglia di abbracciare lo schermo! Non voglio fare la vittima perché, in fin dei conti, ho preso una decisione e ho scelto io la provincia in cui lavorare ma concedetemi almeno di lamentarmi per il fatto che non c’è alternativa, almeno per il momento: troppi sbarramenti per l’accesso ai concorsi, corsi abilitanti ostici e onerosi e tante, troppe leggi create da chi poco sa della realtà scolastica. Come insegnante sono disposta a fare sacrifici, perché vengo ripagata quotidianamente in classe dal profitto di alcuni alunni e dalle battute di altri, soprattutto di quelli più deboli, più discoli e scostanti nello studio che, sebbene siano addirittura a rischio bocciatura, dicono di voler fare, da grandi, l’insegnante come me. A quel punto mi sento appagata, so di aver seminato qualcosa, con la consapevolezza che su centinaia, forse un solo seme metterà radici in loro, e questo è già un miracolo. Solo così riesco a vedere il bicchiere mezzo pieno. Eppure talvolta capita che a casa, accesa la televisione, mi imbatto in un servizio del tg su Renzi e la Giannini riguardante la Buona Scuola e quel bicchiere non lo vedo nemmeno mezzo vuoto … non lo vedo proprio più.
Come per magia.
Leggendo queste righe non avete la possibilità di sentire il mio accento e quindi non potete indovinare la mia provenienza. Invece quando entro in classe, in ogni nuova classe, alla domanda “da dove pensate provenga?” quiz che pongo agli alunni per rompere il ghiaccio, si alza un coro di voci bianche che tuona allegro: Sicilia! Da quel momento mi presento ai miei numerosi discenti raccontando loro della mia terra calda, ricca di affascinanti tradizioni e miti antichi (così colgo, in maniera subdola, pure l’occasione per capire quanto ne sanno di geografia, storia e letteratura). Tra le varie domande, qualche alunno mi ha anche chiesto se fossi una immigrata … e, nel rispondere, ho dovuto pensarci su, perché in effetti lo sono. Mi trovo in una terra non mia e sono qui per lavorare. Unica differenza è che non scappo dalla fame, da carestie e dalla miseria conseguenze di guerre. Come potrei scappare da un posto che profuma di zagara e ginestra, da un paese baciato dal mare e fiorito sulle nere pendici dell’Etna? Non sono in fuga, mi sono momentaneamente allontanata da casa. Perché? Perché voglio lavorare e voglio lavorare a scuola. Purtroppo la scuola non va, la scuola non era “buona” prima e continua a non esserlo per via di graduatorie sature da anni, soprattutto al Sud, a causa di un sistema obsoleto che neanche questa tanto attesa riforma è riuscita a svecchiare. Questa scuola “non buona” costringe una madre a lasciare gli affetti lontani: figlia piccola, marito, genitori, amici, una casa di proprietà con cane, gatto, giardino (e mutuo), per vivere mesi in affitto in monolocali dai costi ingenti e in luoghi in cui non si conosce nessuno, dove ci si appiglia pure all’ortolano pur di attaccare bottone con qualcuno e, alla sera, dopo un giorno trascorso in solitudine, anche Bruno Vespa alla tv sembra un volto così familiare che vien voglia di abbracciare lo schermo! Non voglio fare la vittima perché, in fin dei conti, ho preso una decisione e ho scelto io la provincia in cui lavorare ma concedetemi almeno di lamentarmi per il fatto che non c’è alternativa, almeno per il momento: troppi sbarramenti per l’accesso ai concorsi, corsi abilitanti ostici e onerosi e tante, troppe leggi create da chi poco sa della realtà scolastica. Come insegnante sono disposta a fare sacrifici, perché vengo ripagata quotidianamente in classe dal profitto di alcuni alunni e dalle battute di altri, soprattutto di quelli più deboli, più discoli e scostanti nello studio che, sebbene siano addirittura a rischio bocciatura, dicono di voler fare, da grandi, l’insegnante come me. A quel punto mi sento appagata, so di aver seminato qualcosa, con la consapevolezza che su centinaia, forse un solo seme metterà radici in loro, e questo è già un miracolo. Solo così riesco a vedere il bicchiere mezzo pieno. Eppure talvolta capita che a casa, accesa la televisione, mi imbatto in un servizio del tg su Renzi e la Giannini riguardante la Buona Scuola e quel bicchiere non lo vedo nemmeno mezzo vuoto … non lo vedo proprio più.
Come per magia.
giovedì 10 dicembre 2015
Decreto salvabanche....noi ve lo avevamo detto già a Luglio!!!
E' di questi giorni la notizia del pensionato suicidatosi per aver perso tutti i risparmi di una vita a causa del crac della Banca dell'Etruria. O meglio del decreto salvabanche varato dal Governo: questo povero pensionato ha visto svanire 100.000€ che aveva depositato nella filiale di Civitavecchia di banca dell'Etruria.
Questa situazione non può essere certo definita una sorpresa: andate a vedere cosa proprio noi avevamo scritto su queste pagine ben 5 mesi fa a questo indirizzo 2 parole su riforma bancaria e bail in.
Purtroppo profetiche le nostre parole in fondo all'articolo datato 19 Luglio.
Questa situazione non può essere certo definita una sorpresa: andate a vedere cosa proprio noi avevamo scritto su queste pagine ben 5 mesi fa a questo indirizzo 2 parole su riforma bancaria e bail in.
Purtroppo profetiche le nostre parole in fondo all'articolo datato 19 Luglio.
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