Programma politico elezioni 2018

APPROFONDIMENTO 20 PUNTI
PROGRAMMA POLITICO
MOVIMENTO 5 STELLE

1) VIA SUBITO 400 LEGGI INUTILI Stop alla giungla delle leggi, meno burocrazia per imprese e cittadini Vogliamo rendere la vita dei cittadini, delle famiglie e delle imprese più semplice, con meno burocrazia. Per fare questo, oltre all'abolizione di 400 leggi inutili che ogni giorno intralciano la vita di tutti noi, vogliamo istituire un Comitato Parlamentare di Controllo e una Commissione di Studio con lo scopo di fare una ricognizione delle norme vigenti, verificare di volta in volta gli effetti delle leggi già approvate e quindi decidere se modificarle o abrogarle. Inoltre, abbiamo intenzione di riorganizzare organicamente tutte le leggi per materia, elaborando testi unici. Ogni settore del nostro ordinamento, dopo che avremo eliminato le leggi inutili, dovrà avere un testo unico. Il nostro obiettivo è quello di "disboscare la giungla normativa". Vogliamo passare dalle 187.000 leggi approvate a 40 testi unici per materia. In questo modo un cittadino che dovrà risolvere un problema non dovrà consultare 50 commi di 50 leggi diverse per avere un quadro chiaro, ma sarà sufficiente andare a vedere il testo unico. Le prime leggi da abolire che abbiamo individuato sono quelle che più opprimono gli imprenditori e i cittadini: gli studi di settore, lo split payment (il nuovo meccanismo per la scissione dei pagamenti della PA), il redditometro e lo spesometro. Tutti devono pagare il giusto. Il fisco deve essere equo. L'onere della prova non sarà più a carico del contribuente, ma del fisco. Il MoVimento 5 Stelle, inoltre, ha realizzato un sito ad hoc (www.leggidaabolire.it) che consentirà a tutti i cittadini di segnalare le leggi da abolire. Una campagna di ascolto dei cittadini per individuare quali sono le leggi che rendono più difficile la loro vita e causano una perdita enorme di tempo e soldi che invece potrebbero essere spesi in una migliore qualità di vita. Sul punto bisogna tenere presente che secondo alcuni studi, come quelli della CNA e della CGIA di Mestre, si potrebbe arrivare ad un risparmio annuo medio per ogni impresa di ben 7.500 euro in seguito alla semplificazione fiscale e normativa. Si prendano tre esempi: la non retroattività delle norme fiscali che garantisca alle imprese un quadro stabile, la semplificazione della VIA (Valutazione Impatto Ambientale), la trasformazione dell’Irap in addizionale Ires.

2) SMART NATION: NUOVO LAVORO E LAVORI NUOVI Investimenti in nuova tecnologia, nuove figure professionali, internet delle cose, auto elettriche, digitalizzazione PA Qualità della vita significa meno burocrazia, migliori servizi pubblici e più opportunità di lavoro e impresa. Per riuscire a centrare l’obiettivo bisogna non solo semplificare il quadro normativo, ma tornare a fare investimenti con obiettivi di missione chiari in settori innovativi. Le nostre priorità sono in particolare l’Impresa 4.0, che darà impulso ad una produttività da troppo tempo stagnante, la mobilità elettrica che serve anche a ridurre l’inquinamento atmosferico incidendo sull’aspettativa e la qualità della vita, la digitalizzazione, anche della PA, che produrrà risparmi di spesa e maggiore efficienza, l’istruzione (capitale umano) e la ricerca. Per quanto riguarda la digitalizzazione per famiglie e imprese c’è l’investimento nella banda ultra larga, per consentire la migrazione dalla rete in rame a quella in fibra, e gli investimenti nell’Internet delle Cose (IoT), cioè nell’e-commerce. L’impegno è di 1,2 miliardi di euro in 5 anni. Per la digitalizzazione della Pa, invece, ci sono già 5,7 miliardi dell’agenda digitale al fine di favorire l’accorpamento delle 16 mila banche dati della Pa, che vanno ridotte a 10. Ma non esiste una “Smart Nation” senza un rilancio forte di formazione, università e ricerca. Entro la legislatura, vogliamo riportare la spesa in media con l’Unione europea: al 5% del Pil per la formazione e al 3% per la ricerca. Servono 25 miliardi (15 per scuola e università e 10 per la ricerca). Per ogni euro messo in università ne tornano 3,7 in termini di Pil nazionale. Inoltre questi investimenti hanno alti moltiplicatori occupazionali e garantiscono di conseguenza ingenti maggiori entrate per lo Stato. Infine, per la mobilità elettrica e il trasporto pubblico locale abbiamo un piano da 6 miliardi in 5 anni, che comprende anche la messa in sicurezza delle strade.
COSTO E COPERTURA:
- 1,2 miliardi in 5 anni per banda ultra larga e Internet delle Cose (IoT);
Si finanziano con le risorse già stanziate dai ribassi d'asta di infratel su gare 1 e 2 relative alle zone bianche (a totale fallimento di mercato - 1,2 miliardi di voucher).
- digitalizzazione della Pa, con accorpamento e riduzione banche dati da 16mila a 10;
Sono già stati stanziati i 5,7 miliardi di “agenda digitale”;
- 15 miliardi per scuola e università;
- 10 miliardi per la ricerca;
Totale 25 miliardi in 5 anni, finanziati a deficit (5 miliardi annui, pari a meno dello 0,3% del Pil)
- 6 miliardi in 5 anni per il trasporto pubblico locale, la messa in sicurezza delle strade e l’elettrificazione della rete dei trasporti
Finanziati con 5 miliardi recuperati dall’eliminazione delle grandi opere inutili (vedi punto 6) e per 1 miliardo dalla riallocazione delle tax expenditures sui trasporti

3) REDDITO DI CITTADINANZA Il reddito di cittadinanza è una misura di sostegno al reddito proattiva (non assistenziale) che ha la finalità di garantire alle persone che vivono sotto la soglia di povertà un reddito minimo, il quale consenta di vivere una vita dignitosa e di ricollocarsi nel mondo del lavoro. Il reddito è condizionato infatti ad una serie di obblighi relativi alla formazione, alla riqualificazione e al reinserimento nel mondo del lavoro e nel contesto sociale. Se questi impegni non vengono rispettati si perde per sempre il diritto al beneficio. I beneficiari del reddito sono 2 milioni 789 mila famiglie (circa 9 milioni di persone). Il costo complessivo per il primo anno secondo quanto quantificato dall'ISTAT è di 17 miliardi di euro (14,9 miliardi di euro per il sostegno al reddito e 2,1 miliardi per rafforzare le politiche attive del lavoro ed i Centri per l'impiego). Importante ribadire che il costo di 14,9 miliardi di euro è stato certificato dall'ISTAT.  Oltre 2 miliardi per la riforma dei centri per l’impiego. Facciamo incontrare davvero domanda e offerta di lavoro e garantiamo formazione continua a chi perde l’occupazione. Con la flexsecurity le imprese sono più competitive e le persone escono dalla condizione di povertà. La riforma delle politiche attive del lavoro e dei Centri per l'impiego è necessaria per poter garantire la realizzazione di percorsi formativi e di riqualificazione nonché relativi al reinserimento nel mondo del lavoro, contenuti nel ddl sul Rdc. Le coperture economiche sono già state individuate dal MoVimento 5 Stelle e a sono state più volte dichiarate ammissibili dalla Commissione Bilancio di Camera e Senato. Il modello proposto dal MoVimento 5 Stelle nasce dall'osservazione e dal confronto con quanto è stato messo in atto dai principali paesi europei, dove il personale dei Centri per l'impiego si occupa di guidare il cittadino disoccupato durante tutto il processo di formazione e di riqualificazione fino al reinserimento lavorativo. Anche sul settore della formazione bisognerà puntare su una riorganizzazione integrale del settore, una formazione mirata e di qualità, che guardi non solo alla realtà odierna ma che investa sui settori del futuro ed in raccordo con la pianificazione economica nazionale, garantendo la possibilità di adeguare il lavoro ai cambiamenti tecnologici e di offerta, attraverso processi di formazione continua e addestramento dei lavoratori. Per tale motivo nel ddl sul Rdc abbiamo previsto anche la creazione di un Osservatorio del Mercato del Lavoro che colleghi l’offerta formativa alle esigenze dei settori produttivi e di investimento del Paese. Ecco alcuni dati importanti sui centri per l'impiego: Il nostro Paese spende un insignificante 0,046% del Pil per i servizi per l'impiego mentre Paesi come la Svezia spendono 10 volte di più; la Svezia che è un Paese con circa 9 milioni di abitanti, conta 10 mila 800 i dipendenti presso i centri per l'impiego, mentre l'Italia con una popolazione di circa 60 milioni di persone ha soltanto 8 mila 799 addetti. Per non parlare della Germania che attualmente conta circa 118 mila dipendenti; la spesa media italiana per ogni disoccupato è di soli 187 euro (tra le peggiori in Europa), mentre in Paesi come la Germania la spesa media è di 3.200 euro; ogni operatore dei Centri per l'impiego in Italia ha un bacino potenziale di quasi 500 persone in cerca di lavoro (contro i 20 disoccupati per operatore registrato in paesi come la Danimarca); il sistema pubblico per l'impiego è decisamente sotto la media europea. Secondo Eurostat nel 2016 il 46% dei disoccupati ha contatto con una agenzia pubblica nei 28 Paesi dell'Unione. In Italia solo il 25,6%. Nel nostro Paese il canale più utilizzato per cercare lavoro è quello delle amicizie. In particolare l'84,4% delle persone riconosce di essersi rivolto agli amici, parenti o conoscenti per trovare lavoro. La capacità di intermediazione dei nostri servizi per l'impiego è tra le più modeste d’Europa (3,1%); la spesa per intermediario che in Italia si attesta intorno ai 8.600 euro annui mentre la media europea è intorno a 20.000 euro annui. Approfondimento sulle 3 proposte di lavoro: innanzitutto va fatto presente che parallelamente all'introduzione del reddito di cittadinanza bisogna investire importanti risorse economiche in settori produttivi strategici ad alto moltiplicatore occupazionale al fine di far crescere l’occupazione. Per quanto riguarda il beneficiario, oltre ad offrire un piccolo contributo di 8 ore alla settimana in favore della collettività, dovrà anche rispettare degli obblighi ben precisi come rendersi subito disponibile a lavorare, iscrivendosi presso il Centro per l'impiego territorialmente competente e come quello di intraprendere i percorsi di accompagnamento che gli saranno proposti dal personale qualificato dei Centri per l'impiego per poter procedere all'inserimento lavorativo, svolgendo inoltre una ricerca attiva del lavoro tracciabile non inferiore a 2 ore al giorno. Il Centro per l'impiego, quindi, si prenderà carico del beneficiario e, qualora fosse necessario, gli proporrà dei percorsi specifici di formazione o di riqualificazione professionale per poter procedere al reinserimento nel mondo del lavoro. I Centri per l'impiego saranno anche quelli che si occuperanno di avanzare le proposte di lavoro. Proposte che dovranno essere coerenti con il proprio curriculum, con le proprie competenze e con gli interessi dello stesso. Se il beneficiario rifiuta più di 3 proposte di lavoro, perde per sempre il diritto al beneficio. Il beneficiario del Rdc dovrà accettare proposte di lavoro in altre città diverse da quella di residenza? No. Il beneficiario del Rdc dovrà iscriversi presso i Centri per l'impiego territorialmente competenti. Se il beneficiario del reddito vorrà però lavorare presso altri territori, diversi da quello di residenza, potrà farlo. Spostarsi per cercare lavoro sarà una scelta, non un obbligo. In ogni caso, il nostro ddl ha previsto che i lavori offerti non possano essere oltre i 50 km di distanza dal luogo di residenza e che possano essere raggiungibili con i mezzi pubblici in un arco di tempo non superiore agli 80 minuti. Ci sono inoltre altri limiti secondo cui il beneficiario del reddito perderebbe il diritto al beneficio: se sostiene più di 3 colloqui di selezione con palese volontà di ottenere esito negativo, se recede senza giusta causa dal contratto di lavoro per 2 volte nel corso dell'anno solare, ecc. Nel ddl sono previsti anche degli incentivi per il beneficiario che trova autonomamente un'occupazione che gli consenta di raggiungere un reddito superiore al Rdc (premio di 2 mensilità del Rdc percepito). Si prevedono anche incentivi per i datori di lavoro che assumeranno beneficiari del Reddito di cittadinanza. Esempi del sostegno economico alle famiglie: single: 780 euro netti al mese/, coppia di pensionati o giovani: 1.170 euro netti al mese; coppia con 1 figlio minori di 14 anni: 1.404 euro netti al mese; coppia con 2 figli minori di 14 anni: 1.638 euro netti al mese; coppia con 2 figli maggiori di 14 anni: 1.950 euro netti al mese. Salario minimo orario: è all'interno del disegno di legge sul reddito di cittadinanza. L'obiettivo è garantire una retribuzione equa al lavoratore in modo da assicurargli una vita e un lavoro dignitoso. Una misura che garantisce maggiore potere d'acquisto ai lavoratori influendo positivamente sull'economia. La prestazione non potrà essere pagata meno di 9 euro lordi l'ora. Il SMO deve essere rispettato per tutte le categorie di lavoratori e settori produttivi in cui la retribuzione minima non sia stata fissata dalla contrattazione collettiva che non può fissare minimi inferiori al SMO. Quali sono le sanzioni previste nella proposta di legge? Chi non dichiara l'incremento del proprio reddito perde il diritto al beneficio; chi lavora "in nero" mentre prende il sostegno economico, perde il beneficio ed è tenuto a restituire tutte le somme percepite; chi rilascia dichiarazioni mendaci, perde per sempre il diritto al reddito e deve restituire tutte le somme percepite; chi nella procedura di richiesta trasmette o esibisce, con dolo, atti o documenti falsi o fornisce dati o notizie false è punibile penalmente (da 1 anno e 6 mesi a 6 anni). 
COSTO E COPERTURA: Il costo è di 17 miliardi di euro (14,9 miliardi di euro per il sostegno al reddito e 2,1 miliardi per rafforzare le politiche attive del lavoro ed i Centri per l'impiego) Importante ribadire che il costo di 14,9 miliardi di euro è stato certificato dall'ISTAT. Le coperture sono le seguenti: 5 miliardi da ricollocazione delle tax expenditures sui redditi più alti (no spese sociali), 2,5 miliardi dai tagli alla spesa della Pa, 2 miliardi da aumento tasse su banche e assicurazioni (riduzione della percentuale di deducibilità degli interessi passivi per banche ed assicurazioni), 1,5 miliardi da aumento costi trivellazioni (da aumento canoni per le multinazionali che cercano gas e petrolio), 1,5 miliardi da Fondo per il sostegno alla povertà, che confluisce nel nostro reddito di cittadinanza, 1 miliardo da aumento tasse sul gioco d’azzardo (aumento Preu), 0,5 miliardi da soppressione enti inutili, 0,3 miliardi da taglio auto blu sanitarie non indispensabili ai servizi sanitari, 0,25 miliardi dal taglio affitti d’oro della Pa, 0,15 miliardi da abolizione pensioni d'oro cariche pubbliche elettive (decurtazione del 50% dei vitalizi relativi alle cariche pubbliche elettive), 0,15 miliardi da riduzione pensioni d'oro, 0,1 miliardi da taglio auto blu Pa, 0,14 miliardi da aumento della percentuale del canone annuo a carico delle concessionari autostradali senza alcun aumento per i pedaggi, 0,029 miliardi dall’eliminazione della tassa che lo Stato deve pagare alle compagnie telefoniche per effettuare intercettazioni investigative, 0,02 miliardi dal taglio del finanziamento pubblico ai partiti che i governi Letta-Renzi hanno fatto finta di tagliare, altri 5 miliardi circa dal divieto di cumulo pensionistico, dalla non cumulabilità dei redditi autonomi e dipendenti, dai tagli alle spese degli organi costituzionali, dal taglio dei dividendi di Banca d'Italia, da dividendi Inps-partecipazioni Banca d'Italia. Ma il Reddito di cittadinanza tende a ripagarsi da solo sia in ragione degli spazi che apre ai consumi sia perché ci sosterrebbe nel dibattito con la Ue circa una revisione del calcolo del nostro Pil potenziale, e quindi dell’output gap (differenza tra Pil potenziale e Pil effettivo). Un maggiore output gap ci consentirebbe maggiori spazi di deficit pubblico. In particolare il reddito di cittadinanza, inquadrando i beneficiari oggi inattivi nel novero dei disoccupati (perché da inattivi si mettono obbligatoriamente in cerca di lavoro tramite i centri per l’impiego) aumenta il Pil potenziale dell’Italia. Senza dimenticare, infine, che la riforma dei centri per l’impiego darà forza lavoro qualificata a sostegno della competitività delle imprese.

4) PENSIONE DI CITTADINANZA: Pensione minima di 780 euro netti al mese a tutti i pensionati che non arrivano a questa soglia – 1.170 euro netti al mese per una copia di pensionati La pensione di cittadinanza è contenuta nel ddl sul reddito di cittadinanza. In questo caso però, essendo il beneficiario una persona che non è più in età lavorativa, ovviamente non sarebbe costretto a rispettare gli obblighi relativi all'inserimento nel mondo del lavoro. Si tratta di una proposta che punta a tutelare i pensionati che non riescono ad avere una vita dignitosa, attraverso un innalzamento della propria pensione. Parliamo di garantire una pensione minima di 780 euro netti al mese, se si vive da soli, e di 1.170 se invece si è in coppia seguendo, dunque, la scala di equivalenza Osce per evitare che i pensionati vivano sotto la soglia di rischio di povertà. 
COSTO E COPERTURA: essendo una proposta contenuta nel reddito di cittadinanza, le coperture sono le stesse.

5) MENO TASSE PIÙ QUALITÀ DELLA VITA È urgente ridurre la pressione fiscale su famiglie e imprese che pesa ancora per il 42,9% del Pil. Lo faremo approvando un pacchetto completo. Il primo punto è la rimodulazione e riduzione delle aliquote Irpef, che scenderanno per tutte le fasce di reddito favorendo in particolare la classe media. Redistribuire i redditi rilancerà i consumi e gli investimenti privati. Per le fasce più deboli abbiamo previsto l’estensione dagli 8.000 euro attuali fino a 10.000 euro della no tax area. I 4 scaglioni sono i seguenti: No Tax Area da 8.000 a 10.000, riduzione al 23% per i redditi fra 10.000 e 28.000 (oggi si arriva fino al 27%), riduzione dal 41 al 37% per i redditi fra 28.000 e 100.000 euro e riduzione dal 43 al 42% per i redditi superiori ai 100.000 euro. La riforma Irpef, compresa estensione no tax area, ha un costo netto di 3,5 miliardi annui. Sul versante delle imprese abbiamo previsto un intervento duplice che riguarda da una parte la riduzione del cuneo fiscale nella componente INAIL (riduzione dell’1%, che vale 2,5 miliardi) e dall’altra il dimezzamento dell’Irap (11-12 miliardi). Il fisco, però, non va solo alleggerito, ma anche semplificato. Per farlo vogliamo eliminare gli studi di settore e lo spesometro, che sostituito dalla fatturazione elettronica potenziata consente di ridurre drasticamente la burocrazia fiscale. Per le imprese significa risparmio di tempo, energie e denaro. L’abolizione reale di Equitalia, infine, può far uscire molte piccole e medie imprese dal circolo vizioso delle sanzioni e degli interessi di mora, in un’ottica di collaborazione amichevole tra contribuente e Agenzia delle Entrate. Per il M5S il contribuente è onesto fino a prova contraria e va lasciato in pace, sta all’erario scovare le sacche di evasione, anche grazie all’accorpamento delle 16.000 banche dati già in essere, che vogliamo ridurre a 10. I 5,7 miliardi necessari sono già stati stanziati, ma vengono spesi malissimo (vedere al punto 2). 
COSTO E COPERTURA:
- la rimodulazione e la riduzione delle aliquote Irpef e l’estensione della No Tax Area costerebbe 13 miliardi annui. La redistribuzione fiscale che proponiamo, quindi, è considerevole. Dobbiamo però coprire con nuove risorse solo 3,5 miliardi, dato che 10 miliardi provengono dalle mancette del governo Renzi, che riallocheremo sulla nostra riforma Irpef. Basta bonus selettivi, è tempo di misure organiche rivolte a tutti i contribuenti. 
I 3,5 miliardi verranno coperti con il taglio di alcune detrazioni fiscali: per esempio le agevolazioni sulle accise dei prodotti energetici, misure di sussidio riguardanti forme speciali di imposizione (allocazione gratuita dei permessi ETS, sconto su tassa di ancoraggio, tonnage tax), alcuni prodotti con Iva agevolata, accisa diesel, accisa autotrasporto, accisa carburante aeroplani, ecc.
- il dimezzamento dell’Irap ha un costo di 12 miliardi annui. Sarà un processo graduale che porterà in 5 anni al dimezzamento dell’imposta (oggi infatti vale 23 miliardi). 
Le coperture provengono da 7 miliardi di tagli ai trasferimenti improduttivi alle imprese (rapporto Giavazzi-Cottarelli) e da una quota di tax expenditures riviste (gasolio, accise, etc…). A fine legislatura se il ciclo economico, come immaginiamo, lo consentirà, potremmo arrivare persino ad abolire completamente l’Irap
- riduzione del cuneo fiscale nella componente INAIL (1%), costa 2,5 miliardi
Coperti con parte della spending review (dettagli al punto 6).
- Il costo dell’eliminazione degli studi di settore non è definibile in anticipo. Potrebbe far aumentare le entrate grazie ad un sistema di riscossione più dettagliato. Le risorse economiche per eliminare lo spesometro, invece, sono già state stanziate (i 5,7 miliardi di “agenda digitale” per accorpare le banche dati della Pa)
- L’abolizione di Equitalia, nell’immediato, non ha alcun costo

6) TAGLI A SPRECHI, PRIVILEGI, COSTI DELLA POLITICA E GRANDI OPERE INUTILI: 50 MILIARDI CHE TORNANO AI CITTADINI Vogliamo un netto ridimensionamento dei privilegi, degli stipendi e dei rimborsi dei parlamentari e consiglieri regionali e il taglio dei vitalizi, degli sprechi e delle grandi opere inutili, così da ottenere un risparmio di 50 miliardi a regime. Approveremo subito un provvedimento per commisurare la pensione di ex parlamentari ed ex consiglieri regionali ai contributi effettivamente versati, così come accade per il resto dei cittadini. Vogliamo sopprimere tutti gli enti inutili come il CNEL e stoppare il sistema del poltronificio messo in atto dai partiti. Dobbiamo riorganizzare tutte le società a partecipazione pubblica per recuperare nuove risorse economiche (costano intorno a 5 miliardi l'anno). La spending review di Cottarelli ha individuato risorse recuperabili per circa 33 miliardi di euro a regime. Inizieremo dalla Cottarelli, ma andremo anche oltre. Ricordiamo che il MoVimento 5 Stelle è l'unica forza politica che è entrata in parlamento dimezzandosi i propri stipendi e rinunciando al vitalizio e grazie a questi tagli ha restituito oltre 90 milioni di euro [37,3 tra parlamento e regioni (24,8 in Parlamento e 12,4 nelle regioni), abbiamo rinunciato a 13 milioni di euro di privilegi di indennità di carica, a 42,5 milioni e mezzo e a 4,7 milioni relativi al finanziamento pubblico ai partiti, a 3 milioni di finanziamenti per le fondazioni dei partiti politici europei, abbiamo restituito oltre 600 mila euro in tagli stipendi degli eurodeputati, restituito 420mila euro avanzati per ricostruire una palestra a Mirandola (Modena)] che sono serviti a finanziare il fondo per il microcredito alle imprese. Un fondo che fino ad ora ha aiutato ben 6.559 piccole e medie imprese italiane creando circa 15.900 posti di lavoro. 
Nel dettaglio:
- dal taglio delle grandi opere inutili è possibile ricavare dai 5 ai 9 miliardi di euro nella legislatura;
- dal taglio ai costi della politica è possibile ricavare oltre 1 miliardo di euro;
- dagli sprechi:
 dall’efficientamento di Consip si possono recuperare a regime diversi miliardi di euro, fino a un massimo stimato di 7 miliardi
 dal taglio e dall’efficientamento delle società partecipate è possibile ricavare circa 2 miliardi
 dalla riduzione degli stipendi dei dirigenti pubblici si attendono 500 milioni
 dalle consulenze e auto blu è possibile ricavare 300 milioni
 dal taglio di alcuni enti pubblici inutili sono previsti 300 milioni
 dalla razionalizzazione della gestione degli immobili si attendono risparmi per 500 milioni
 dalla pubblicizzazione telematica degli appalti pubblici si attendono 200 milioni

7) SICUREZZA E LEGALITÀ Vogliamo assumere 10.000 nuovi agenti nelle forze dell'ordine, tra cui 5.000 nella polizia. Vogliamo costruire due nuove strutture carcerarie (e dire basta ad amnistie, indulti, depenalizzazioni, leggi ad personam e al depotenziamento delle norme penali). Inoltre, vogliamo incrementare le risorse umane, economiche e strumentali da destinare alle “specialità” di polizia. Investimenti in strutture, attrezzature e equipaggiamento dovranno tornare ad essere priorità. Intendiamo procedere alla revisione contrattuale periodica per il comparto sicurezza. Ad attribuire ai Vigili del Fuoco strutture e beni strumentali (mezzi e dpi) adeguati per il corpo. Ci sarà il miglioramento del trattamento economico dei lavoratori (riduzione dei tempi di progressione di carriera, semplificazione dei ruoli) e in generale, l’incremento delle risorse destinate al Corpo, favorendo nuove assunzioni (6.000 circa nuovi vigli del fuoco, con costo di 1,2 miliardi di euro da finanziare con il taglio delle agevolazioni fiscali) tramite il prolungamento della validità delle graduatorie esistenti, nonché la riduzione progressiva del blocco del turn-over e la stabilizzazione con esaurimento dell’elenco dei VVF discontinui. Vogliamo l'equiparazione delle rappresentanze dei Vigili del Fuoco a quelle dei Corpi dello Stato in sede di contrattazione preventiva alla Legge annuale di Bilancio. È necessario, infine, riorganizzare la Polizia Locale e le sue funzioni sul territorio. La sicurezza passa anche dagli investimenti in ciber security e intelligence per una cifra totale di 4 miliardi in 5 anni. 
COSTO E COPERTURA: 
l'assunzione di 10 mila nuovi agenti, tra cui 5.000 nella polizia, ha un costo di 1 miliardo, mentre l'assunzione di 6.000 nuovi vigili del fuoco di 1,2 miliardi di euro. 
Costo totale di 2,2 miliardi di euro. La copertura è un mix di spending review sulla riorganizzazione macchina dello Stato e di alcuni ministeri, dell’eliminazione della pensione provvisoria ausiliaria e della riduzione delle missioni internazionali.

8) STOP AL BUSINESS DELL'IMMIGRAZIONE Dobbiamo puntare sulla cooperazione internazionale finalizzata alla stipula di trattati per i rimpatri. Assumeremo 10.000 nuove risorse umane nelle commissioni territoriali per valutare in un solo mese (non come accade oggi, in cui ci si impiega in media 18 mesi, nei quali si spendono comunque ingenti risorse pubbliche) se un migrante ha diritto a stare in Italia o meno, così come avviene negli altri paesi europei. Proponiamo il superamento del regolamento di Dublino perché il meccanismo di redistribuzione dei migranti deve essere automatico e obbligatorio. Inoltre la gestione dei fondi destinati al sistema di accoglienza deve essere assolutamente trasparente, controllata e tracciata, per evitare che le risorse pubbliche siano finalizzate a forme speculative più che a logiche di accoglienza e integrazione. Il rimpatrio dei migranti irregolari provenienti da Paesi con cui non sono siglati accordi di riammissione spesso non avviene. Il Movimento 5 Stelle si impegnerà, in tutte le sedi preposte, a favorire la stipulazione di accordi bilaterali, sia da parte dell’Italia sia da parte dell’Unione europea, con i Paesi terzi, in modo da rendere chiare e rapide le procedure di rimpatrio, in condizioni di sicurezza e dignità e nel rispetto dei diritti fondamentali. Sarà promossa anche la misura del Ritorno Volontario Assistito. 
COSTO E COPERTURA: 
l'assunzione di 10 mila nuovi addetti nelle commissioni territoriali per valutare in tempi certi il diritto all'asilo politico ha un costo di 500 milioni di euro. 
La copertura deriva dalla riduzione delle missioni internazionali.

9) TUTELA DEI RISPARMI DEI CITTADINI I salvataggi bancari degli ultimi anni sono stati realizzati sulla pelle di decine di migliaia di piccoli azionisti e risparmiatori. Risarcimenti ai risparmiatori truffati: la priorità del M5S è risarcire interamente delle loro perdite gli obbligazionisti subordinati retail che si sono visti azzerare ile obbligazioni acquistate. Oltre a questo, però, bisogna anche far sì che gli errori non si ripetano. Il sistema bancario va messo in sicurezza attraverso una riforma bancaria che divida le banche di credito ordinario dalle banche d’affari: le prime raccolgono depositi e prestano denaro a famiglie e imprese, le seconde sono libere di rischiare i soldi in investimenti speculativi ma senza tirarsi dietro il nostro tessuto vitale di piccole e medie imprese in caso di fallimento. Anche sul piano penale, infine, vogliamo rafforzare la tutela dei risparmiatori creando una Procura Nazionale dedicata esclusivamente ai reati bancari. 
COSTO E COPERTURA: 
Il costo è di poco meno di 400 milioni di euro.
La copertura arriva dalle polizze dormienti e dai fondi “mis-selling” (“vendita fraudolenta”).

10) LA SANITÀ SI PRENDE CURA DI TE Aumento delle risorse per la Sanità Pubblica e riduzione sostanziale delle liste d’attesa Innanzitutto basta tagli alla sanità. Dal 2012 ad oggi la sanità pubblica italiana ha visto tagli per oltre 25 miliardi di euro rispetto al fabbisogno. Molte prestazioni che prima erano garantite oggi sono a pagamento anche a causa delle lunghe liste di attesa. Ricordiamo che in Italia ci sono circa 11 milioni di persone che nel 2016 hanno rinunciato a curarsi almeno una volta per mancanza di risorse economiche o per le liste d’attesa troppo lunghe. Bisogna tornare a superare il 6,5% del Pil in spesa sanitaria pubblica, aumentare gli investimenti in prevenzione e sulla digitalizzazione, aumentare il Fondo non autosufficienze ed investire sul personale assumendo 10 mila persone (oggi siamo sanzionati dall’Ue per carenza di personale). Ricordiamo che il numero di medici per abitante nel nostro Paese è in linea con le medie europee, ma solo perché nel computo vengono calcolati anche i medici che operano nel privato. Anche l’età media è un problema da affrontare: un medico su due ha oltre 55 anni. Inoltre, va fatto presente che il personale infermieristico è in grave difficoltà e non è sufficiente rispetto alle necessità (nonostante i tagli ai posti letto che hanno fatto in questi anni). Il rapporto infermieri-abitanti è di 6,1 ogni mille abitanti, contro una media UE di 8,4). Infine, ribadiamo la necessità di intervenire sulla formazione e sulla ricerca scientifica, contrastare la corruzione e gli sprechi ed eliminare i ticket sanitari. La salute deve essere effettivamente tutelata attraverso un efficiente sistema sanitario nazionale. 
COSTO E COPERTURA: 
il costo del nostro programma salute è di 12,5 miliardi nell’intera legislatura. 
La copertura riguarda da una parte i sussidi e le agevolazioni dannose per l’ambiente (in totale 16,6 miliardi annui così come certificati dal Ministero dell’ambiente), dall’altra il payback delle case farmaceutiche e i risparmi legati alla distribuzione diretta dei farmaci ospedalieri (circa 1 miliardo di gettito l’anno, 5 miliardi a legislatura). A queste coperture si aggiungeranno i risparmi provenienti dalla digitalizzazione in Sanità 

11) 17 MILIARDI PER AIUTARE LE FAMIGLIE CON FIGLI Applicazione del modello francese, rimborsi per asili nido, pannolini e baby sitter Il MoVimento 5 Stelle pensa alla costruzione di un welfare familiare serio. Si tratta di riorganizzare i sostegni per il babysitting e per l’acquisto dei prodotti dell’infanzia. Bisogna pure coinvolgere gli enti locali, rafforzando le loro dotazioni (per asili, assistenza…) con maggiori trasferimenti pubblici. Ma anche le imprese, sostenendone le politiche family friendly. Bisogna aumentare gradualmente la spesa per il welfare familiare in rapporto al Pil portandola dall’attuale 1,5% al 2,5%, eguagliando il livello francese. Bisogna inoltre tutelare gli italiani che vogliono formare una famiglia. Non dimentichiamo che l'Italia è il Paese con l’indice di natalità più basso d’Europa. Le nascite continuano a calare dal 2008 e nel 2016 il trend si è confermato con decisione (12 mila bimbi in meno rispetto all’anno precedente). Ma bisogna anche tutelare la terza età. Per queste due categorie prevediamo l’introduzione dell’Iva agevolata al 4% per l’acquisto di prodotti neonatali e per l’infanzia e di prodotti, dispositivi e protesi, per la terza età. In generale prevediamo l’introduzione di misure che guardano a tutelare le donne lavoratrici (150 euro al mese per 3 anni dalla fine della maternità per le donne che rientrano al lavoro e sgravi contributivi per 3 anni per le imprese che mantengono al lavoro le lavoratrici dopo la nascita del figlio), l’innalzamento dell’importo detraibile per l’assunzione di colf e badanti, l’innalzamento dell’indennità di congedo parentale dal 30% della retribuzione all’80% e l’innalzamento dell’indennità di maternità dall’80 al 100%. 
COSTO E COPERTURA: 
il costo nella legislatura è di 17 miliardi. 
La copertura si ottiene da una parte inglobando il reddito di inclusione (2,5 miliardi annui), sostituito dal nostro reddito di cittadinanza, e dall’altra con un mix di spending review (vedi punto 6) ed eventuale deficit.

12) BANCA PUBBLICA PER GLI INVESTIMENTI Erogare credito paziente a tassi agevolati per imprese, anche agricole, e start-up innovative è l’obiettivo della banca con capitale pubblico che vogliamo istituire. Il capitale iniziale sarà di 10 miliardi di euro su cui far leva per i prestiti e il credito verrà indirizzato in settori strategici: abitazione, adeguamento sismico degli edifici, mobilità sostenibile, cultura, energia e ambiente, nuove filiere produttive. In casi straordinari la banca pubblica, che sarà al 100% del Ministero dell’Economia e delle Finanze, potrà stabilizzare il sistema bancario per evitare fallimenti o ristrutturazioni a danno dei risparmiatori. 
COSTO E COPERTURA: 
il costo è di 10 miliardi, cioè il capitale pubblico su cui la banca farà leva per erogare il credito alle imprese. 
La copertura deriva dalla riallocazione di risorse e tax expenditures oggi favorevoli alle banche.

13) LOTTA A CORRUZIONE, MAFIE E CONFLITTI DI INTERESSI La riforma della prescrizione (ogni anno 100.000 processi in fumo, milioni di euro buttati e tanti responsabili impuniti) è una priorità. Dobbiamo sospendere i termini di decorrenza della prescrizione dal rinvio a giudizio o al massimo dalla sentenza di condanna di primo grado. Vogliamo potenziare l'utilizzo delle intercettazioni, anche quelle informatiche, e scovare i reati di corruzione. Vogliamo prevedere che i processi legati a reati di mafia si possano celebrare in tutte le 26 sedi di Corte d'Appello formate da giudici specializzati e muniti di strutture idonee. Vogliamo modificare il 416 ter sul voto di scambio politico - mafioso ed eliminare l'attuale previsione secondo la quale il reato è da escludere sempre, qualora non vengano provati i cd metodi intimidatori tipici mafiosi (la mafia non usa più il sangue, si è trasformata). Prevediamo di introdurre il DASPO (cioè l'interdizione perpetua dai pubblici incarichi) per i condannati in via definitiva per reati di corruzione. Vogliamo aumentare le pene per tutti i reati di corruzione e contro la PA e vogliamo estendere l'agente sotto copertura ai reati di corruzione. Inoltre potenzieremo le funzioni dell'ANAC. Ricordiamo, inoltre, che da una seria lotta alla corruzione è possibile recuperare miliardi di euro (oggi la corruzione ci costa diversi miliardi di euro annui e gli appalti pubblici sempre per la corruzione ci costano il 40% in più rispetto alla media europea). Infine dobbiamo intervenire sul conflitto d'interessi (problema mai risolto nel nostro Paese). Riteniamo che debba qualificarsi come possibile conflitto di interessi l’interferenza tra un interesse pubblico e un altro interesse, pubblico o privato, che possa influenzare l'esercizio obiettivo, indipendente o imparziale, di una funzione pubblica, non solo quando questo possa portare un vantaggio economico a chi esercita la funzione pubblica e sia in condizione di un possibile conflitto di interessi, ma anche in assenza di un vantaggio immediatamente qualificabile come monetario. Intendiamo inoltre estendere l’applicazione della disciplina a incarichi non governativi, ossia a tutti quei soggetti che, pur non ricoprendo ruoli governativi, hanno potere e capacità di influenzare decisioni politiche o che riguardano la gestione della cosa pubblica, come ad esempio i sindaci delle grandi città o i dirigenti delle società partecipate dallo Stato.

14) UNA GIUSTIZIA RAPIDA, EQUA ED EFFICIENTE Vogliamo una incisiva riduzione sulla durata dei processi, velocizzarli e razionalizzarli attraverso la riduzione a 2/3 riti al posto degli attuali 10/12. Il rito di riferimento potrebbe essere quello del Lavoro (con processi che durano circa 1 anno in primo grado). Vogliamo accelerare i processi anche nei successivi gradi. Prevedere che tutte le cause di valore inferiore ai 50 mila euro vengano trattate davanti al giudice monocratico (in questo modo si aumenta la produttività dei magistrati giudicanti). Certezza del processo e della pena devono essere prioritari (attraverso la riforma della prescrizione, lo stop ad indulti amnistie, stop svuota carceri, depenalizzazioni, leggi ad personam, bisogna eliminare la possibilità di ricorrere al rito abbreviato in caso di omicidio e stupri, aumentare le pene per molti reati, potenziare nuovamente il reato di stalking che spesso precede l'omicidio, etc). Accesso alla giustizia (rimuoveremo gli ostacoli di accesso alla giustizia per i cittadini, attraverso la riduzione dei costi vivi). Spese processuali (bisogna eliminare l'aumento del contributo unificato in Appello, prevedere che la imposta di registrazione della sentenza sia a carico esclusivo di chi perde la causa, ecc.). Patrocinio a spese dello Stato (prevedere che i difensori dei meno abbienti in caso di vittoria vengano pagati in base ai parametri previsti dal DM). Mediazione e negoziazione assistita (proponiamo di far tornare alternative tra loro, e non entrambe esperibili anche se obbligatorie, la mediazione e la negoziazione assistita per tutte le materie). Class action (promuoveremo l'introduzione di uno strumento processuale per tutelare i cittadini da abusi e frodi consumate a loro danno da lobby e poteri forti). Ricordiamo che una giustizia rapida ed efficiente attira maggiori investimenti, quindi maggiori entrate per lo Stato. Il MoVimento 5 Stelle prevede inoltre 4 miliardi di investimenti a legislatura in ricerca e innovazione legati alla cyber security e l’assunzione di 5.000 amministrativi e 1.400 magistrati per rendere più efficiente e rapido il comparto. 
COSTO E COPERTURA: 
il costo delle assunzioni è pari a circa 500 milioni a regime; 4 miliardi per gli investimenti in cyber security. 
La copertura deriva dalla spending review (vedi punto 6). 

15) GREEN ECONOMY, ITALIA 100% RINNOVABILE Spingere la raccolta differenziata domiciliare di qualità e tariffa che consenta pagare di meno a chi produce meno rifiuti indifferenziati, serve innanzitutto a creare decine di migliaia di posti di lavoro. In particolare, secondo alcune stime del 2016 che non tengono in considerazione il cambio radicale impostato dal nostro modello, grazie all’economia del riciclo dei rifiuti si potrebbero creare circa 200 mila nuovi posti di lavoro. (Per promuovere l’economia circolare il MoVimento 5 Stelle ha previsto un Piano nazionale d’incentivi e aiuti per estendere questo tipo di raccolta in tutti i Comuni d’Italia. Una questione che è prioritaria anche per la Commissione Europea negli investimenti. Favorire questo tipo di raccolta consentirebbe la chiusura immediata di decine di discariche e circa 10 inceneritori (su 41 attivi in Italia) e nell’arco di pochi anni, la chiusura via via di tutti gli altri senza realizzare nuovi impianti costosissimi ed inquinanti (nell’ultimo rapporto della Commissione UE è scritto che gli inceneritori aumentano i gas climalteranti). Non dimentichiamo che secondo alcune ricerche del CONAI ogni 15 posti di lavoro creati con la raccolta differenziata spinta e il riciclo, se ne crea solo 1 con gli inceneritori e le discariche. Da ricordare che Nelle città dove governiamo abbiamo già iniziato ad estendere il metodo di raccolta domiciliare: Roma da fine febbraio primi marzo 500mila cittadini passeranno a questo sistema, 1.2 milioni a fine 2018, estensione del sistema anche a Torino, Livorno e tanti altri Comuni). 17.000 nuovi posti di lavoro per ogni miliardo investito nelle rinnovabili e nell’efficienza energetica: L’obiettivo principale è ridurre fortemente il tasso di consumo di suolo fino a portarlo a zero entro il 2030. Per raggiungere questo obiettivo occorre puntare sulla riqualificazione dell’esistente e utilizzare al meglio le aree già urbanizzate. Ad oggi in Italia contiamo milioni di vani sfitti e inutilizzati che potrebbero essere riqualificati e adibiti a nuove funzioni. Le nuove direttrici dell’edilizia dovranno essere quelle della riqualificazione energetica e antisismica degli edifici connessa con la demolizione ed eventuale ricostruzione o recupero a verde delle aree dismesse. In questo modo agiremo direttamente sul tessuto delle nostre città, eliminando spazi di degrado e introducendo nuove aree verdi, residenziali, commerciali o industriali al servizio dei cittadini. La riqualificazione energetica degli edifici porta a un’edilizia basata su manodopera qualificata che produrrà un utile non solo per sé stessa ma per il Paese. Minori consumi energetici quindi minori emissioni inquinanti portano a risparmi per i cittadini sia in termini economici diretti (bollette) sia in termini di spese sanitarie dirette (costi per cure) e indirette (tasse legate al Sistema sanitario nazionale), e per il bilancio dello Stato (minore spesa per sanità). Senza considerare il circolo virtuoso che si genera per l’economia green e la ricerca. Durante un’audizione alla Camera, il Cresme ha sostenuto che un miliardo di euro investito in energie rinnovabili e efficientamento energetico genera fino a 17 mila posti di lavoro. La stessa cifra investita in grandi opere pubblica genera circa 700 posti di lavoro. È chiaro dove è necessario investire). Uscita dalle fossili entro il 2050: è una concreta possibilità. Il nostro programma energia è frutto di un lavoro di oltre 2 anni tra parlamentari, esperti, analisti. Un percorso progressivo con degli step che prevede la migrazione verso il vettore elettrico e l’utilizzo delle energie rinnovabili al 100%, cambiando rotta rispetto alla direzione presa dai precedenti governi che hanno continuato a favorire le energie fossili. Inoltre, il Movimento 5 Stelle ha detto “no” alle grandi, impattati e inutili infrastrutture energetiche come la Tap, interconnector. Siamo per la distribuzione energetica, per lo scambio sul posto, per rendere i consumatori anche produttori. Il primo milione di veicoli elettrici: prendendo spunto da quanto fatto in Germania, proponiamo un tavolo sulla mobilità elettrica con le parti interessate al fine di raggiungere il citato obiettivo, che in linea con il piano di mobilità sostenibile nazionale inizierà dalla riconversione del comparto pubblico (Trasporto Pubblico locale, mezzi pubblici locali). Oggi l’Italia copre solo l’1% del mercato europeo dell’auto elettrica contro il 23% di Norvegia ed il 10% dell’Olanda. Attualmente sono solo 8.127 veicoli elettrici circolanti in Italia. Gli incentivi sono molto bassi, corrispondono a importi che sono la metà di quelli previsti in Germania, Francia, Svezia ed un terzo di quelli olandesi. Assistiamo così al paradosso di aziende italiane che esportano la loro tecnologia per produrre motori per auto elettriche in Cina. Eppure come dimostrato da uno studio del Politecnico di Milano per avere il primo milione di veicoli elettrici basterebbero oltre agli incentivi previsti in altri paesi, investimenti per 450 milioni di euro in centraline di ricarica (450 euro ad auto circolante) e ricarica veloce e l’energia necessaria per alimentarle si potrebbe ricavare esclusivamente da fonti rinnovabili. 
COSTO E COPERTURA:
gli investimenti in rete elettrica costano 1,2 miliardi di euro. 
La copertura deriva dall’eliminazione dei sussidi per le fonti fossili e dannose all’ambiente (valgono 16,6 miliardi annui)

16) RIDUZIONE DEL RAPPORTO DEBITO PUBBLICO/PIL DI 40 PUNTI IN 10 ANNI La strategia è ambiziosa ed è opposta a quella dell’austerità che ha fallito su tutta la linea. Daremo spazio al nostro piano di investimenti pubblici produttivi, finanziati in parte anche a deficit, e ad una riduzione della pressione fiscale su famiglie e imprese. I moltiplicatori ci consentiranno di ridurre per questa via il rapporto debito/Pil. Nel frattempo interverremo con una spending review intelligente che sposti risorse dai settori di spesa improduttiva a quelli a maggior moltiplicatore e porteremo avanti una lotta senza quartiere alla grande evasione fiscale. Il rapporto debito/Pil comincerà a ridursi non solo grazie alle maggiori entrate (numeratore) ma anche alla maggior crescita che intanto si sarà realizzata (denominatore). 

17) SUPERAMENTO DELLA COSIDDETTA BUONA SCUOLA La riforma della "Buona scuola" è stata un fallimento. La formazione obbligatoria prevista per i docenti nella Buona Scuola non è mai partita, la promessa di Renzi di eliminare la “supplentite” è rimasta tale (la “supplentite” esiste ancora, in particolare rispetto ai docenti di sostegno), e c'è il problema che riguarda soprattutto la mobilità dei docenti che a causa dell'algoritmo "impazzito" del ministero dell'Istruzione ha comportato che decine di migliaia di docenti siano stati spostati immotivatamente da Nord a Sud e viceversa (A distanza di oltre 2 anni anche Renzi ha ammesso che l'algoritmo ha creato una situazione caotica). Inoltre, il bonus premiale per i docenti funziona a singhiozzo e da molti non viene applicato anche in ragione del fatto che non c'è un parametro ufficiale e oggettivo di riferimento per l'assegnazione della quota premiale. La cosiddetta Buona Scuola, dunque, ha minato le fondamenta democratiche, cooperative e formative della scuola, trasformandola in un’azienda e asservendola a logiche competitive e di profitto. Pensiamo ad una riforma della scuola che segue le seguenti priorità: piano assunzioni razionale in base al fabbisogno delle scuole (abbiamo proposto di mettere a punto un piano di assunzioni pluriennale di tutto il personale precario avente diritto, basato sull’effettivo fabbisogno delle scuole. Riteniamo dunque essenziale abrogare la chiamata diretta ed eliminare gli ambiti introdotti dalla Legge n.107 del 2015, c.d. “Buona Scuola”; monitorare il percorso di formazione iniziale, tirocinio e inserimento nella funzione docente (FIT), per un’eventuale riduzione da tre a due anni (uno formativo e uno dedicato all’esperienza sul campo) ed eventuali revisioni dei requisiti di accesso; censire i precari ancora presenti nelle varie graduatorie, soprattutto nelle classi di concorso in esubero (diritto, storia dell’arte, musica…), ai fini di attuare un programma di assunzione il più possibile rispondente al fabbisogno delle scuole; incentrare la formazione iniziale dei docenti sugli aspetti didattici e metodologici della professione, sull’utilizzo delle nuove tecnologie; ripristinare l’inserimento dei docenti idonei ai concorsi nelle graduatorie di merito. Abbiamo pensato anche a misure che aiutino il lavoro dei dirigenti scolastici, prevedendo l’assunzione del numero dei dirigenti scolastici necessari eliminando le reggenze, l'ampliamento delle risorse economiche per la gestione delle scuole, maggior supporto per l'accesso ai fondi europei e poniamo l'attenzione anche al personale ATA (segreteria, amministrazione, tecnici, ausiliari) con la proposta di internalizzare alcuni servizi, sbloccare i posti di lavoro e ampliare gli organici in base al fabbisogno delle scuole. Incremento spesa pubblica per istruzione scolastica: Il Movimento 5 Stelle si propone di riportare la scuola statale italiana al centro del sistema Paese, consentendole di tornare a essere un’eccellenza a livello internazionale, anche mediante un incremento della spesa pubblica per l'istruzione, elevata agli standard europei. Riteniamo indispensabile fermare la politica dei tagli lineari, assicurando maggiori risorse all'istruzione scolastica fino al raggiungimento della media europea. Lo stato degli edifici scolastici rappresenta uno dei punti critici del nostro sistema di istruzione e lo confermano i dati dell'anagrafe dell'edilizia scolastica (strumento di monitoraggio previsto dalla legge n.23 del 1996 ma arrivato con ben 20 anni di ritardo). La fotografia della situazione degli istituti scolastici, elaborata attraverso i dati forniti dalle regioni al MIUR ci dice che quasi il 50% è stato costruito prima dell’anno 1971. Metà delle scuole italiane ha, quindi, oltre quarant’anni, e solo il 70% delle strutture esaminate è stato progettato per ospitare al suo interno un istituto scolastico. Occorre perciò prevedere: a) un piano decennale per la messa a norma e in sicurezza, la riqualificazione e il rinnovamento di tutte le scuole italiane e degli ambienti dell'apprendimento; b) un piano di ricognizione e monitoraggio costanti dei lavori eseguiti; c) l’istituzione di un Fondo unico cui si accede tramite piani triennali. Abolizione del precariato: Il quadro attuale del precariato scolastico presenta circa 45mila docenti "precari storici", iscritti nelle Graduatorie Ad Esaurimento (circa 23mila della scuola dell’infanzia). D'altra parte si rileva la scarsità di numeri certi sui docenti abilitati inseriti nella seconda fascia delle graduatorie d’istituto, e di quelli non abilitati della terza fascia d’istituto ma in possesso di 36 mesi di servizio. Gli unici dati certi riguardano la situazione di confusione ed emergenza che si è verificata all’inizio dell’anno scolastico 2017, in seguito al piano di assunzioni della "Buona Scuola": 2,5 milioni di studenti hanno cambiato più di un docente dall’inizio dell’anno e si sono avuti circa 260 mila trasferimenti. Dopo più di venti anni di caos, usato spesso strumentalmente per fini di consenso politico a ogni tornata elettorale, è dunque necessario intervenire sul sistema di reclutamento con una proposta di legge organica che possa assorbire il precariato attuale, e che dia finalmente certezze in merito al reclutamento e all’abilitazione dei futuri docenti nel medio e lungo periodo. Il piano straordinario di assunzioni proposto dal M5S nell'ambito di un disegno di legge, presentato alla Camera dei deputati nel marzo 2015 (http://www.camera.it/_dati/leg17/lavori/stampati/pdf/17PDL0029780.pdf) viene ripartito in un quinquennio e non in un solo anno. Prenderà in considerazione anche i docenti iscritti nella seconda fascia delle graduatorie d’istituto, già adeguatamente formati dallo Stato e in molti casi con diversi anni di servizio alle spalle. Ci proponiamo così di porre fine ad una condizione di precariato di lunga data. Per poter realizzare questo piano, ambizioso ma necessario, occorre unirlo a una serie di iniziative e di fondamentali interventi normativi paralleli: il ripristino delle compresenze e del tempo pieno nella primaria, il rispetto rigoroso del numero massimo di 22 alunni nella formazione delle classi, la revisione dei parametri pensionistici della riforma Fornero e l’incentivo al part-time dei docenti con una cospicua anzianità di servizio. 
COSTO E COPERTURA:
- comparto istruzione (scuola e università), portare il finanziamento al 5% del Pil, entro la legislatura 15 miliardi
- comparto cultura, portare il finanziamento all’1% del Pil, entro la legislatura, 4 miliardi
- comparto ricerca, portare il finanziamento al 3% del Pil, entro la legislatura, 10 miliardi
La copertura deriva da un deficit di 5 miliardi annui (pari allo 0,3% annuo del Pil, vedi punto 2). 

18) VALORIZZAZIONE E TUTELA DEL MADE IN ITALY Italia.it diventa la piattaforma e-commerce per i prodotti made in Italy nel mondo: se il Made in Italy fosse un brand sarebbe il terzo nel mondo. Un prodotto italiano è ricercatissimo e sinonimo di lusso ed eccellenza all’estero e pertanto rappresenta un forte attrattore per i turisti stranieri. Pertanto possiamo rilanciare il turismo italiano anche promuovendo il nostro Made in con una serie di iniziative anche attraverso internet. Maggiore tutela dei beni culturali: come più volte ribadito, l'Italia è uno dei Paesi europei che spende meno in Cultura nonostante le opportunità di crescita legate al settore siano elevate. La spesa primaria per attività culturali e ricreative in rapporto al Pil risulta in Italia, nonostante lo straordinario patrimonio artistico e la ricchissima eredità culturale, decisamente inferiore a quella media dei Paesi Ue. Il Movimento 5 Stelle ritiene necessario effettuare investimenti nell’intero settore dei beni culturali, con strategie di medio e lungo periodo, affinché l'incidenza percentuale delle risorse per il comparto, sul totale generale del bilancio dello Stato, possa almeno varcare la soglia dell'1% rispetto al PIL. Valorizzazione dei distretti turistico-culturali: la spinta alla valorizzazione del nostro patrimonio culturale non può dimenticare il ruolo della cultura come fattore di aggregazione di territori e di comunità. È giunto il momento di promuovere un modello di “Cultura diffusa” che semina sul territorio iniziative culturali animando piazze, quartieri e in generale tutti quei luoghi che costituiscono le periferie delle città. Sarebbe necessario creare dei “Distretti Culturali” nei quali fare una progettazione partecipata, varando un piano strategico di rigenerazione urbana e sviluppo sostenibile, in linea con la vocazione culturale del distretto. Pensiamo che si debba giungere a una pratica virtuosa di tutela e promozione del patrimonio storico, culturale e naturalistico, seguendo il principio del “fare rete”. Mecenatismo e Crowdfunding (Art Bonus) - La linea che divide il campo delle erogazioni liberali da quello delle sponsorizzazioni è sottile. Il nostro modello di riferimento è quello di un tessuto territoriale attivo e partecipativo, nel quale ai cittadini sia data la possibilità di “adottare un monumento” in virtù del legame affettivo che lega un cittadino al proprio contesto storico, artistico e paesaggistico locale. Nel 2014 è stato introdotto con legge il cosiddetto ART-BONUS per le erogazioni liberali a favore della Cultura, poi stabilizzato e reso strutturale dalla Legge di Stabilità 2016. Il provvedimento prevede un credito di imposta per le persone fisiche e giuridiche che effettuano erogazioni liberali in denaro per interventi a favore della Cultura. Secondo gli ultimi dati diffusi dal MIBACT, a novembre 2017 l’Art Bonus ha superato i 200 milioni di euro con 1.323 interventi a favore del patrimonio artistico italiano e 6.345 sono stati i mecenati. L'Art Bonus mostra a nostro avviso ancora dei limiti che potrebbero essere superati. Crediamo sia importante non solo allargare lo spettro dei beneficiari del provvedimento, ma anche allargare la platea dei donatori. Per esempio facilitando le microdonazioni da parte dei cittadini direttamente sul portale. Nel programma di governo votato in rete il Movimento 5 stelle prevede, in un'ottica di miglioramento del sistema del mecenatismo culturale italiano, l'introduzione di una serie di misure: l'obbligo di trasparenza dei bilanci dell'istituzione o ente che beneficia delle elargizioni, la possibilità per tutti i cittadini di effettuare micro donazioni sul portale Art bonus. Salvaguardia della qualità dei prodotti italiani minacciati dai trattati internazionali: per difendere la sovranità alimentare dell’Italia e tutelare le eccellenze del Made in Italy è fondamentale poter incidere nel contesto normativo dell’Unione Europea. Le politiche europee spesso operano secondo un’ottica di standardizzazione tra i Paesi membri, tendono ad omologare gli standard di qualità dei prodotti, con una spinta tendente al ribasso, e finiscono per penalizzare proprio il Made in Italy. Decisioni europee che spesso risentono di influenze che sono proprie di logiche lobbistiche e delle multinazionali. In questo senso, i Trattati internazionali di libero scambio negoziati dalla Commissione Europea, come il TTIP e il CETA, così come i trattati bilaterali con i Paesi del Mediterraneo o il tentativo sulla liberalizzazione degli investimenti con la Cina, sono un pericolo per il nostro Made in Italy. Questi trattati, che vengono negoziati in sede di Parlamento europeo, invece che nei singoli Stati, sono per buona parte del loro iter segreti. Pertanto i nostri rappresentanti in Parlamento italiano ne ignorano i contenuti, fintanto che le trattative sono in corso. Le disposizioni che contengono bypassano i Parlamenti nazionali e, spesso, assecondano gli interessi delle multinazionali con una revisione al ribasso degli standard di sicurezza alimentare, cosa che porta un grave danno per agricoltori e consumatori. Il Movimento 5 Stelle vuole invertire questa rotta, facendo sì che la futura stipula di trattati di libero scambio sia necessariamente associata alla loro qualificazione come trattati misti, in questo modo dovranno essere esaminati dai Parlamenti nazionali secondo le specifiche procedure di ratifica. Creazione di un Ministero del Turismo separato da quello dei Beni Culturali: siamo convinti che si debba assolutamente restituire al Turismo un ruolo, una posizione importante, all’interno di un Governo. Bisogna dedicare quindi al Turismo un Ministero ad hoc, istituendo allo stesso tempo anche un’eccellente cabina di regia che coinvolga tutte le Istituzioni locali e regionali, che oggi procedono troppo spesso ognuno per conto proprio, creando enorme confusione. Il Ministero dovrà avere un ruolo forte ed esercitare una leadership convincente e competente. Le disposizioni generali e comuni sul turismo tornano di competenza statale, mentre alle Regioni toccherebbe la «valorizzazione e organizzazione generale del turismo». Anche la promozione del “turismo Italia” e del Made in Italy sul piano internazionale verrebbe così agevolata da una strategia organica e coordinata che sappia riconoscere, raccogliere e mettere a sistema i piani di promozione elaborati dalle Regioni, i quali devono essere il più possibile inclusivi delle varie realtà presenti sul territorio per garantire al turista un’offerta più sinergica e diversificata, nonché valorizzare al meglio i punti di forza di ciascun territorio.

19) INVESTIMENTI PRODUTTIVI: 50 MLD NEI SETTORI STRATEGICI Il cuore della nostra visione per il rilancio del Paese è il piano da 50 miliardi in cinque anni di investimenti pubblici produttivi. La spesa buona che i governi hanno tagliato per fare austerità e che serve a rilanciare la domanda aggregata: green economy, bonifiche, rete idrica, rete elettrica, adeguamento sismico, mobilità pulita e sostenibile, dissesto idrogeologico, riqualificazione urbanistica, edilizia scolastica e sanitaria, banda ultra larga, infrastrutture immateriali. Settori che, a differenza delle grandi opere inutili, creano centinaia di migliaia di posti di lavoro e non offendono il territorio. Non è lo Stato che ritorna contro il mercato, ma lo Stato che fa nuovo mercato e mercati nuovi in cui possono fiorire start-up e occasioni di lavoro per i giovani. È lo Stato innovatore, un grande “business angel” che finanzia alcune delle idee del futuro da cui si genera ricchezza. Vogliamo soprattutto puntare sulla creazione di lavoro. Per farlo pensiamo a puntare su settori che hanno un alto moltiplicatore occupazionale e che riguardano principalmente l’ambiente, come gli interventi per contenere il dissesto idrogeologico, la ristrutturazione della rete idrica nazionale, la rete elettrica, le bonifiche e l’adeguamento sismico. Per quanto riguarda il dissesto idrogeologico parliamo di 7,5 milioni di cittadini colpiti negli ultimi anni dal dissesto idrogeologico e 7,6 miliardi di euro di danni economici causati solo nell’ultimo triennio. Per mettere in sicurezza il territorio vanno investiti 1,5 miliardi annui per almeno 5 anni, ciò comporta 10.000 nuovi posti di lavoro strutturali. Tali attività posso essere finanziate con parte dei sussidi dannosi all’ambiente che sono stimati in 16,6 miliardi annui dal Ministero dell’ambiente nel “Catalogo dei sussidi ambientalmente dannosi e dei sussidi ambientalmente favorevoli”. Spostando queste cifre in azioni positive per l’ambiente si vanno a creare migliaia di posti di lavoro, maggiori entrate fiscali e una riduzione del rischio idrogeologico. Ciò ci permette di uscire dal carbone entro fine legislatura. La ristrutturazione della rete idrica nazionale, oltre a far risparmiare i soldi che vengono spesi per interventi emergenziali (parliamo di circa 2,3 miliardi all’anno) fa aumentare l’occupazione ed in particolare consentirebbe la creazione di 20.000 posti di lavoro all’anno. Il costo di questo intervento è di 2 miliardi. Sostanzialmente costa meno la ristrutturazione che far fronte alle emergenze. Per quanto riguarda gli investimenti sulla rete elettrica serve investire 1,2 miliardi in rete elettrica per far fronte alla dispersione di energia (smart grid – sistema di distribuzione della energia elettrica intelligente, in grado di gestire in maniera efficace e efficiente utenti e approvvigionamenti. Redistribuisce l’elettricità secondo il fabbisogno, evitando sovraccarichi da un lato e carenza dall’altro). Secondo gli studi del centro di ricerca CERM con l’investimento di 1,2 miliardi nel settore della rete elettrica non solo si ridurrebbero di diversi punti percentuali le perdite e di conseguenza le bollette alle famiglie e imprese, ma ci sarebbe un aumento tra occupazione diretta del settore e indotto di circa 48.000 posti lavoro. Infine, per quanto riguarda le bonifiche di 38 siti di interesse nazionale bisogna tenere presente le cifre del Rapporto “Dalla bonifica alla reindustrializzazione” di Confindustria che ci dicono che se il sistema pubblico investisse 10 miliardi in 5 anni per decontaminare i posti più inquinati d’Italia, si avrebbe un ritorno fiscale tra IVA e imposte varie di quasi 5 miliardi, ossia rientrerebbe metà della spesa, e si darebbe vita a nuovi possibili investimenti per altri 20 miliardi, producendo un valore aggiunto sui 10 miliardi e dando nuova opportunità di lavoro a 200mila persone. Per la digitalizzazione della Pa, invece, ci sono già 5,7 miliardi dell’agenda digitale. Ma non esiste una “Smart Nation” senza un rilancio forte di formazione, università e ricerca. Entro la legislatura, riportiamo la spesa in media con l’Unione europea: al 5% del Pil per la formazione e al 3% per la ricerca. Servono 25 miliardi (15 per scuola e università e 10 per la ricerca) che però hanno un moltiplicatore altissimo e produrrebbero ingenti entrate per lo Stato. Tra investimenti ambientali e investimenti sul capitale umano e sulla ricerca si arriva ad un totale di quasi 50 miliardi in 5 anni. 
COSTO E COPERTURA:
- Per evitare il dissesto idrogeologico vanno investiti 1,5 miliardi annui per almeno 5 anni (Totale investimento: 7,5 miliardi);
- Il costo della ristrutturazione della Rete idrica nazionale è di 2 miliardi;
- Investimento di 1,2 miliardi sulla rete elettrica;
- 1,5 miliardi per l’adeguamento sismico;
- Per le bonifiche di 38 siti di interesse nazionale è necessario investire 2 miliardi l’anno (Totale investimento: 10 miliardi in 5 anni);
Il totale degli investimenti nel comparto ambientale è di 22 miliardi di euro in 5 anni, finanziati togliendo parte dei sussidi dannosi all’ambiente, che sono stimati in 16,6 miliardi annui dal Ministero dell’ambiente nel “Catalogo dei sussidi ambientalmente dannosi e dei sussidi ambientalmente favorevoli”.
- 15 miliardi totali per scuola e università;
- 10 miliardi totali per la ricerca;
Totale 25 miliardi in 5 anni, finanziati a deficit (5 miliardi annui, pari a meno dello 0,3% del Pil) (non si tratta di deficit aggiuntivo a quello indicato al punto 2).

20) SUPERAMENTO DELLA LEGGE FORNERO: Il MoVimento 5 Stelle ha promesso il superamento della riforma Fornero sulle pensioni. Oggi c’è troppa flessibilità in ingresso del mondo del lavoro e troppa rigidità in uscita. Vogliamo dare più libertà a chi vuole progettare il proprio futuro e consentire ai giovani di inserirsi con più facilità. Sia la Pa che le imprese, infatti, hanno bisogno di uno svecchiamento che garantisca loro efficienza e competitività. Per combattere gli effetti distorsivi di ciò che è stato fatto negli ultimi anni è necessario rivedere l’età pensionabile. Stiamo lavorando ad un pacchetto organico che comprende le seguenti proposte:
1) quota 41 (vai in pensione dopo 41 di contributi versati);
2) quota 100 (vai in pensione quando la somma tra età anagrafica ed età contributiva equivale a 100);
3) I primi due punti da soli assorbono parte dei problemi dei lavoratori colpiti dalla legge Fornero. I restanti vanno assorbiti nel sistema pensionistico attraverso la staffetta generazionale, che tra l’altro provoca l’inserimento dei giovani ad oggi disoccupati nel sistema produttivo del paese, con evidenti benefici per tutti;
4) blocco graduale dell’adeguamento automatico dell’età pensionabile all’aspettativa di vita;
5) estensione della categoria dei lavori usuranti tramite la creazione di un “Osservatorio sul lavoro usurante”. 
COSTO E COPERTURA: 
7,5/8 miliardi ai quali si aggiungono 3 miliardi annui per il blocco graduale dell’adeguamento automatico dell’età pensionabile all’aspettativa di vita. 
Il MoVimento 5 Stelle li copre, a regime, per 4 miliardi con la spending review e per circa 6,5 miliardi con la riallocazione delle tax expenditures sul settore lavoro (disponibili fino a 10 miliardi annui). Si possono utilizzare pure le risorse legate a mancette poco influenti come l’ape social, che viene inglobata nel pacchetto.

CONCLUSIONI SULLE COPERTURE
I punti salienti del nostro programma, Reddito di cittadinanza incluso, valgono a regime una spesa annua intorno ai 75 miliardi. Il MoVimento 5 Stelle può arrivare a coprirli senza dover fare i salti mortali. 
Fondamentalmente le coperture  si dividono in tre fonti di finanziamento: 1) circa 30 miliardi annui, a regime, di spending review in senso stretto (compreso 1 miliardo di tagli ai costi della politica) che sono stati già individuati da una sequela di commissari alla spesa, con in testa Carlo Cottarelli; 2) 40 miliardi l’anno, a regime, di tax expenditures (agevolazioni fiscali) che si possono ripensare e spostare da obiettivi dannosi o improduttivi verso finalità ad alto moltiplicatore (in totale l’erosione fiscale dovuta ad esenzioni, detrazioni e deduzioni supera i 300 miliardi annui); 3) infine il MoVimento 5 Stelle farà una riflessione politico-economica su 10-15 miliardi di maggiore deficit annuo che comunque, partendo da una base programmatica dell’1,6 di deficit/Pil 2018, ci terrebbe ancora abbondantemente sotto il vetusto e stupido parametro del 3%.  Si tratta di calcoli a bocce ferme, che non tengono conto degli effetti benefici sulla crescita garantiti dal nostro programma espansivo. 

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